Il tratto di costa degli Etruschi tra Livorno e Castiglioncello è molto selvaggio, irregolare, non sempre facile da percorrere e da capire. E nel periodo dell’anno in cui vengo a stare qui, divento anche io come questo tratto di costa. Ma correre qui è un rituale dove il percorso è sempre identico. Costeggio l’Aurelia, a quest’ora passa solo qualche macchina ogni tanto. Sorpasso gli ambulanti che ancora sonnecchiano mentre allestiscono le bancarelle del mercato. Mi ritrovo nel centro di questo paesino dimenticato dai più, ma sempre pieno di fascino, e mi inoltro a passo lento verso quella che da queste parti identificano come “strada bianca”, uno sterrato che arriva fino a una fattoria e che prosegue oltre per molti chilometri. Il caldo, i continui dislivelli e la testa ormai in vacanza mi portano a correre “rilassata”, non accendo il cardiofrequenzimetro, spesso causa di conflitti mentali, non ascolto la musica, sono da sola con i miei passi, con il mio respiro, con i miei pensieri.
I primi tre chilometri sono la morte. Mi viene voglia di darmi all’ippica ogni volta ma penso che tutto sommato sarebbe anche più faticoso. Poi il fiato diventa regolare e riprendo fiducia. Mi impongo una distanza e la mantengo, perché “a sensazione” sarei già ferma dal secondo chilometro. Il ritorno è più leggero, passo accanto a una scalinata ripida che porta su una spiaggia deserta. La tentazione di scendere e tuffarmi è forte, ma guardo oltre. A meno di un chilometro dalla fine mi fermo velocemente a bere all’unica fontana del paese. La fruttivendola mi saluta e mi offre una mela. No grazie, Biancaneve ha ancora un po’ di strada da fare. La strada più bella e la più liberatoria. Dopo 5oo metri infatti una grande curva annuncia la ripida discesa verso il mare. Sono quasi arrivata. La percorro velocemente a grandi falcate, la forza di gravità mette alla prova le gambe che tengono ancora bene. Ah, se solo non avessi una testa così limitata quanti chilometri potrei correre ancora? Ma sono su quel tratto selvaggio di costa degli Etruschi e la strada a un certo punto, semplicemente, finisce.
Arrivo al porticciolo e al molo dove trovo sempre i soliti due pescatori che tra pesci che abboccano e granchi che scappano, si scambiano le ricette. Tendo l’orecchio mentre faccio stretching, sono curiosa. In questi giorni di vacanza è solo questo che mi va di sapere, cosa mangeranno quei due tizi a cena. Non ditemi altro. A questo penso mentre il sole sta sorgendo, illuminando un po’ alla volta il paesaggio circostante di questa costa selvaggia, dando ancora una volta colore a ogni cosa: gli scogli, la vegetazione, il Castel Sonnino. Anche il mio volto si illumina con il sorriso soddisfatto di un’altra corsa verso il mare.
Spire 3 di 361°
Correre al mare è un grande privilegio, ci penso tutte le volte che visualizzo il mio rientro in città, temendo di non essere mai abbastanza pronta a ricominciare con la vita frenetica di sempre. Ma i miei obiettivi autunnali si avvicinano e prima di loro mi aspetta la tabella. Così mi preparo dalla “testa” ai piedi, iniziando con un nuovo paio di scarpe: le Spire 3 di 361°. Provate e riprovate in queste uscite estive, i miei piedi e le mie gambe si sono abituate a una scarpa comoda e ammortizzata in ogni situazione di terreno.
Adatte a chi come me ha la calzata neutra e predilige scarpe dalla pianta larga, le Spire 3 sono state create per le lunghe distanze ma, dato il perso contenuto (295g uomo- 240g donna), si possono utilizzare anche per brevi distanze. Quel che rimane invariato in entrambi i casi è il comfort e l’ammortizzazione, grazie alla tecnologia Qu!kfoam ulteriormente migliorata. Messo a diretto contatto con il battistrada infatti, il Qu!kfoam, crea una base di appoggio stabile che nella fase di massimo carico migliora la flessibilità e la reattività, lavorando in sinergia con la suola che è stata progettata in modo da rendere più naturale e stabile il movimento della rullata, migliorano l’appoggio al terreno, grazie anche alla piastra stabilizzatrice in carbonio inserita all’interno della suola (Qu!k Spine). Provata in discesa, in salita e su sterrato, la tenuta e l’ammortizzazione sono ottime e la trazione al suolo è ottima. A renderla una scarpa ancora più stabile è la struttura interna della tomaia che avvolge il piede. La tomaia invece è in mesh traspirante e senza cuciture. Messa più volte alla prova nell’acqua di mare, asciuga rapidamente e le irritazioni non esistono, questo grazie anche alla linguetta progettata anatomicamente in synthetic suede, una caratteristica questa, già presente nei modelli precedenti del brand.
Caratteristiche: drop 9 mm – peso 295g uomo- 240g donna – altezza suola ant. 12mm post. 21 mm