Il periodo di transizione del runner (o scarico attivo)

Ogni preparatore atletico o personal trainer che si rispetti sa che ci sono due parole, due concetti, dai quali è impossibile prescindere se si vuole arrivare ad avere un risultato, sia esso prestativo oppure qualitativo sul benessere della persona.
Queste due parole, che descrivono due concetti fondamentali sono: obiettivo e periodizzazione

Senza obiettivo non è possibile stilare alcun programma di miglioramento, come dice il detto ”non c’è vento favorevole per il navigante senza meta”.

Dato l’obiettivo non possiamo prescindere dal periodizzare gli step, o, in termini più adiacenti alla preparazione atletica, i cicli di allenamento in modo da massimizzare la risposta fisiologica e quindi il risultato finale.

Quindi in questa ottica, visto il periodo festivo che stiamo affrontando, parliamo di un particolare momento dell’anno (se ne consigliano almeno due), dove la mancanza di competizioni di running importanti, dopo averne fatto il pieno autunnale, ci presenta le condizioni ideali per fare lo scarico attivo o il ciclo detto di “Transizione”.

Transizione da cosa? Appunto dal periodo agonistico autunnale sino all’inizio della preparazione intensiva del periodo agonistico primaverile, per questo alcune volte definito anche “Interagonistico”.

Cosa fare e quanto è lungo questo periodo ?

Prendiamo in conto un periodo che va dai 15 ai 20 giorni, dove cerchiamo di rigenerare il nostro corpo, di permettergli di riprendere energie, risparmiandolo dal gesto atletico usuale, nel nostro caso la corsa, per dare spazio ad altri stimoli.

Quindi non si tratta esattamente di oziare, ma di prendere in esame altri tipi di sforzo, che, cambiando gli stimoli allenanti, ci porteranno vantaggio alla ripresa degli allenamenti specifici.

Visto il clima non proprio invitante per le attività outdoor, si potrebbe mantenere la forma cardiovascolare dedicandoci ad alcune sedute di nuoto in piscina, evitando cosi lo stress articolare che la corsa richiede durante la gran parte dell’anno, magari integrandole con delle sedute di forza in palestra, sicuri che queste ci torneranno utili sia in termini prestazionali che in termini di prevenzione da possibili infortuni.

So che parlare di attività al chiuso, per molti runner suona come sacrilego, ma capita spesso che proprio questa idiosincrasia all’indoor sia uno dei limiti per il miglioramento prestazionale e causa principe di una lunga filiera di infortuni.

Riassumendo, il periodo di transizione è una fase rigeneratrice da un lato ed occasione di differenziare gli stimoli allenanti dall’altra usando la tecnica del cross training.

Trovo che anche dal punto di vista motivazionale, una sosta dall’attività specifica ci riporti poi ad iniziare il nuovo periodo agonistico con maggiore voglia e freschezza mentale e, se abbiamo fatto del cross training, anche atleticamente più completi e preparati

Buon Anno e buona “Transizione” a tutti!

Alessandro Arboletto

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