Chi corre spesso è soggetto a infortuni. Soprattutto quando ci si pone degli obiettivi e di conseguenza si incrementa l’intesità di allenamento, pare proprio inevitabile essere colpiti da dolori, infiammazioni e contratture. La cosa più giusta da fare, è provare a capire le origini dell’infortunio in modo da poterlo prevenire in futuro una volta che ne siamo guariti. Non è facile trovarne le cause, soprattutto se ci affidiamo a conoscenti o amici che magari sono atleti come voi ma non hanno le competenze adatte per aiutarvi e usano sempre il condizionale: ‘potrebbe essere questo muscolo o questo tendine’ e magari una volta ‘hanno sentito palare di quella cura miracolosa’. Gli infortuni non sono mai da sottovalutare. E’ necessario imparare ad ascoltare i segnali che ci da il nostro corpo anche se spesso la tentazione comune è quella di ignorarli andando avanti con gli allenamenti, peggiorando la situazione.
Un’analisi approfondita clinico-posturale e una valutazione biomeccanica della corsa, possono aiutare a capire l’origine di molti infortuni.
Ortholabssport è un centro ortopedico specializzato per top atleti e vero e proprio punto di riferimento per coloro che vogliono rimediare a un infortunio. Oltre a mettere a disposizione l’esperienza dei suoi tecnici ortopedici, Ortholabsport ha deciso di investire in un servizio super innovativo, il ‘Running Lab’, un laboratorio dedicato alla valutazione biomeccanica-posturale, una vera e propria clinica del runner specializzata e accreditata da The Running Clinic, il più diffuso e autorevole network esistente di cliniche specializzate per il running a livello internazionale. Il Running Lab è dedicato a tutti i runner e triatleti, in generale agli appassionati di corsa.
Proprio qui mi sono sottoposta personalmente all’analisi della postura, statica e dinamica a piedi nudi prima e con scarpe da running dopo.
La notizia poco bella è che ho scoperto di avere contrazioni varie, una corsa scomposta e un utilizzo spropositato del tallone in appoggio. La bella notizia è che ho potuto intervistare il Dr. Lorenzo Boldrini, specialista in Medicina dello Sport ed esperto in riabilitazione ortopedico-sportiva a cui è affidato questo servizio diagnostico di grande efficienza e qualità, dando finalmente una risposta alle domande che mi ponevo da un po’ di tempo, in particolare sulla relazione esistente tra infortuni e scelta delle scarpe
Dr. Boldrini, quali sono i maggiori fattori di rischio per infortunio correlati alla corsa?
Intanto, per infortunio intendiamo un evento tale da dover saltare almeno un allenamento. Tra i runner per così dire ‘amatoriali’ si infortuna maggiormente chi corre da meno di tre anni, chi ha già avuto precedenti infortuni e chi incrementa eccessivamente il volume o l’intensità degli allenamenti settimanali (l’allenamento con sedute di corsa veloce è più a rischio ad esempio dell’interval training). Si può considerare come incremento di allenamento con un ragionevole margine di sicurezza, fino al 10% in più rispetto alla settimana precedente. Altri fattori di rischio, secondo la letteratura internazionale, sono il basso livello physical fitness generale del soggetto, il non praticare altre attività sportive, l’età avanzata, il recente cambio di superficie di allenamento o di tipologia di calzatura senza adeguato adattamento, il fumo di sigaretta, il consumo eccessivo di alcool, il sovrappeso, il ciclo mestruale, i malallineamenti degli arti inferiori, il tipo di arco plantare, la ridotta flessibilità muscolare.
Quanto è importante la scarpa da running per ridurre il rischio di infortunio?
Le statistiche degli infortuni non sembrano essersi modificate particolarmente negli ultimi 30 anni, nonostante l’evoluzione della tecnologia nell’industria delle scarpe da running e la produzione di migliaia di calzature. Il 50% di chi corre, continua a farsi male ogni anno e si stima che circa il 25% dei runner siano fermi in un dato momento per infortunio. Cè poca relazione sulla tipologia di calzatura scelta in funzione dell’appoggio plantare (come avviene di norma anche nei negozi di running) e l’incidenza di questa sugli infortuni. Infatti secondo uno studio (Knapik 2009) condotto su un ampio numero di soggetti (nello specifico più di 2.000 reclute dell’esercito americano suddivise in un gruppo sperimentale e in un gruppo di controllo) l’uso di una calzatura stabilizzante con marcato sostegno antipronazione (motion control shoe) per i soggetti con ridotto arco plantare (piede piatto) non riduce il rischio di infortunio rispetto all’uso di una calzatura meno stabilizzante (single stability shoe) durante un periodo di allenamento di 12 settimane. Anzi in questo studio sembra emergere un’evidenza per maggior incidenza di infortuni in soggetti con arco plantare alto (piede cavo) con utilizzo di calzatura neutra ammortizzata (cuschioning shoe). A conferma della limitata capacità di modificare la biomeccanica del piede da parte delle calzature, un altro studio (Stacoff et al, Clinical Biomechanics 2000) riporta come anche l’uso di plantari – tuttavia in questo caso non customizzati, ovvero non fatti su misura – con supporti per la riduzione della pronazione riescano a modificare solo parzialmente il movimento del retropiede e della tibia. Questo non significa tuttavia che i plantari, in particolare se personalizzati e fatti su misura, non possano avere efficacia a livello clinico dal momento che in letteratura vengono riportati come efficaci o percepiti positivamente da circa il 70-80% di chi li usa (sono da considerare in questo caso oltre a fattori biomeccanici anche altri fattori quali adattamento propriocettivo e stimolo neurosensoriale dei tessuti). Tornando alle calzature sembrerebbe poi che scarpe che calzano male sul piede o che sono particolarmente usurate (troppi km o vecchie di anni) possano contribuire al maggior rischio di infortunio. Le scarpe classiche da running non sono quindi molto in grado di modificare la biomeccanica del piede se non per il fatto che alterano il “pattern” fisiologico della corsa perché inducono a sviluppare un tipologia di corsa con appoggio al tallone che comporta nella gran parte dei casi una ridotta efficienza della corsa e un incremento delle sollecitazioni alle strutture che stanno “sopra” il piede ovvero tibia, ginocchio, anca e schiena. Ma questo è un altro capitolo ancora…
Direi quindi che l’incremento del rischio di infortunio, più che nelle scarpe è da attribuire all’inesperienza, al basso livello di capacità fisica, agli errori di allenamento, agli infortuni pregressi o recenti, agli squilibri posturali e alla scarsa tecnica ed efficienza della corsa.
E’ da questi presupposti che è nata l’idea di supportare gli atleti creando RunningLab?
Si, la valutazione posturale – biomeccanica che ho ideato al RunningLab si occupa proprio di analizzare questi aspetti correlati al possibile maggior rischio di infortunio, per arrivare a dare indicazioni sia in senso terapeutico a chi ne avesse già bisogno, sia a livello preventivo.Come abbiamo fatto anche nel tuo caso, partendo da un’attenta raccolta della storia clinica e sportiva del paziente e attraverso la valutazione posturale, clinica e poi biomeccanica della corsa, è possibile evidenziare i principali aspetti correlati ai fattori di rischio di cui sopra e dare i consigli e le indicazioni più appropriate al singolo runner. Come ti accennavo, la vera chiave di successo per prevenire gli infortuni nel running è l’adattamento graduale dei tessuti agli stimoli meccanici secondo la teoria della “Quantificazione dello stress meccanico”, facile a dirsi, non così facile a farsi!
Per concludere, quali criteri dobbiamo usare per scegliere una scarpa da running?
Per quanto riguarda la scelta della calzatura esistono delle linee guida per poter suggerire la tipologia di scarpa (non il modello) in funzione delle caratteristiche del singolo runner (livello atletico, tipologia di allenamento/gare, esperienza in termini di anni e chilometri percorsi, condizioni cliniche quali attuale infortunio acuto o cronico,.…).
Il consiglio principale rimane quello di utilizzare come primo criterio di scelta il comfort della calzatura, che è preferibile provare nel tardo pomeriggio ( i piedi tendono ad essere un po’ più grossi) e sempre con entrambi i piedi (non sempre abbiamo i piedi uguali!) e in piedi con qualche passo di cammino e di corsa. Non ha senso acquistare un modello perché l’ha recensito una rivista o perché ce l’ha consigliato un amico se poi non calza bene sul nostro piede e non lo sentiamo comodo! Non sbagliato è anche osservare la forma del proprio piede in relazione alla forma della scarpa o della soletta all’interno di essa: è bene per esempio che un piede con avampiede largo ed ampio non sia stretto in una calzatura a struttura affusolata o eccessivamente rigida sull’avampiede. In generale meglio prendere un mezzo numero o un numero intero in più rispetto al numero di scarpa da uso quotidiano anche perché il piede tende a dilatarsi con l’attività podistica in specie se prolungata.
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