Tra qualche giorno, il 7 maggio, si svolgerà l’InfernoRun a Cenaia, Pisa. Tra i vari team e concorrenti partecipanti, ci saranno anche atleti disabili che affronteranno fango e ostacoli al pari dei normodotati. Sarà presente un team di sordo muti, l’atleta americano Wilson Parnell che raccoglierà fondi per il suo progetto #OneLegOneLove e ci sarà lui, il grande Constantin Bostan che correrà con le sue inseparabili stampelle. Le stesse che lo hanno ‘sostenuto’ all’ultima maratona di Milano, alla Stramilano, alla Maratona di Firenze e a svariate Obstacle Race a cui ha già partecipato. Chi conosce Constantin e lo ha visto correre, sa che uomo eccezionale sia. Forza di volontà immensa, due braccia e una gamba, un esempio di resilienza e perseveranza. Eppure, quando l’ho intervistato, ciò che mi ha più colpito ed emozionato, non è stato proprio questo aspetto.
Nato in Moldavia, classe 1978, Constantin ha avuto problemi alla gamba fin da bambino, quando a seguito di una caduta ha subìto svariate operazioni negli anni per l’allungamento della gamba, viaggiando sempre nell’ex Unione Sovietica per recarsi presso l’ospedale dove era in cura. Ma la gamba non è mai cresciuta e a vent’anni è arrivata la decisione di amputarla.
La tua infanzia non dev’essere stata facile, con le operazioni dolorose che hai affrontato e il tutore da portare sempre. Come sei diventato atleta?
Non ho mai rinunciato allo sport. Ho iniziato andando in piscina già fin da piccolo e poi siccome mi appassionavano i film di Jackie Chan, ho provato anche la strada del Karate. Non dimenticherò mai l’emozione quando sono diventato cintura gialla. Poi sono entrato a far parte della nazionale moldava di calcio per disabili. Una bellissima esperienza, abbiamo giocato in molti paesi. Il calcio è uno sport che ho continuato a fare anche qui in Italia, sempre nella nazionale disabili e che mi ha anche preparato fisicamente alla corsa.
Cosa ti ha portato a trasferirti in Italia?
Vista la mia esperienza personale, sempre a contatto con medici e ospedali, fin da piccolo il mio sogno era diventare medico. Ma alla facoltà di Medicina non mi hanno fatto entrare per via della mia disabilità. Il responsabile mi aveva detto che non avrei mai potuto fare il medico dovendo stare tanto in piedi a operare per ore. Ho incassato e ho cambiato strada, iscrivendomi alla facoltà di giurisprudenza per seguire le orme di mio padre avvocato. Purtroppo negli ultimi anni di università mio padre è deceduto a causa di un infarto. Mia madre, per permettermi di continuare gli studi, si è trasferita in Italia a lavorare. Dopo essermi laureato, ho lavorato un anno in un orfanotrofio come insegnante generico, poi l’ho raggiunta in Italia. Ora lavoro part-time come operatore socio sanitario per una cooperativa, aiuto gli anziani e i disabili a domicilio. Nel restante tempo sono soccorritore volontario del 118 a Rho (Milano).
E trovi anche il tempo per allenarti?
Mi alleno due volte alla settimana quando riesco. Nell’ultima gara ho migliorato il mio passo arrivando a 6’al Km. Questo è un incentivo a fare di più.
Corri tutte le gare con le stampelle, ma l’InfernoRun che ti aspetta sabato 7 maggio è un OCR. Come farai a superare gli ostacoli?
In qualche modo farò, ho già corso in passato altre OCR e ho sempre trovato aiuto dagli altri. Mi sono aggregato a dei team che mi hanno supportato. L’unica difficoltà sta nel dover lasciare le stampelle in certe situazioni per poi doverle riprendere. Sto studiando un modo per tenerle attaccate ai polsi quando uso le mani per arrampicarmi, senza doverle poi recuperare. Comunque affronterò tutti gli ostacoli, compresi i pneumatici e il resto.
Come mai non usi una protesi in fibra di carbonio adatta alla corsa?
Non posso comprarmela. Costa dai 15.000 euro in su. Ho fatto domanda per averne una ma i tempi di attesa sono lunghi. Nel frattempo gli Urban Runners, il mio gruppo di corsa, sta pensando di organizzare una gara di beneficenza per raccogliere i fondi necessari. Vedremo.
Una protesi del genere ti cambierebbe la vita di atleta…
Penso di si, ma solo dal punto di vista della velocità. Come soddisfazione non c’è paragone. Riuscire ad arrivare al traguardo solo con la forza della mia volontà, delle mie braccia e della mia gamba, è un’altra cosa.
A proposito di traguardi, hai da poco corso la Stramilano, la Maratona di Milano e altre gare come la Sarnico Lovere. Come le hai affrontate?
La Stramilano è andata molto bene, un’amica l’ha corsa con me fino alla fine. La Maratona è stata una dura prova. E’ la seconda Maratona che riesco a correre fino alla fine, l’anno scorso ho concluso quella di Firenze, scalzo per di più perché la scarpa mi faceva male. Ma a Milano avevo il blocco psicologico del ventottesimo chilometro, perché l’anno scorso mi ero ritirato proprio a questa distanza, ma quest’anno ho avuto per tutto il tragitto il supporto psicologico di un amico, Rudy, che mi ha seguito in bicicletta e ce l’ho fatta. Verso la fine ero stremato, non capivo più niente. Ma dopo l’ultima salita ho intravisto il mio gruppo (Urban Runners) che mi aspettava e mi incitava, per arrivare al traguardo tutti insieme. E’ stato bellissimo ed emozionante.
Hai due grandi qualità: determinazione e forza di volontà. Qual è il tuo punto debole?
Non lo so. Forse a volte vengo sopraffatto da pensieri tristi, come capita a tutti. Ma li mando via subito e mi faccio forza, perché con la negatività non si arriva da nessuna parte.
Sei un maratoneta, le lunghe distanze non ti spaventano, corri le corse a ostacoli e giochi a calcio. Hai altre sorprese? Cosa sogni di fare in futuro?
Mi piacerebbe diventare un triatleta. Con il nuoto me la cavo bene. Devo solo mettermi in testa di potercela fare. Ma il mio sogno più grande è quello di fare il giro d’Italia correndo, 20/30 chilometri al giorno per raccogliere fondi per i bambini malati di cancro. Ma devo trovare uno sponsor, studiare bene il progetto e capire se il mio datore di lavoro mi concede l’aspettativa. Per ora rimane un sogno, spero di poterlo realizzare un giorno.
Ci congediamo. Constantin è la dimostrazione che la forza di volontà è tutto. La mente ha un potere straordinario e può farti arrivare ovunque, anche quando è il corpo a imporre i limiti. Pensavo che a renderlo una persona speciale fossero le sue imprese sulle stampelle, ma quello che più di tutto mi ha colpito è il suo gran cuore e la sua naturale vocazione ad aiutare gli altri che traspare sempre in tutto ciò che racconta. Gli dico quello che penso. Lui arrossisce e sorride abbassando lo sguardo. Gli auguro di superare brillantemente tutti gli ostacoli dell’InfernoRun e di realizzare i suoi sogni futuri.
Ci incontreremo alle prossime gare e ci saluteremo prima dell’inizio o durante il percorso. Questa è diventata una delle mie poche certezze.

