Dimagrire è facile, rimanere magri è una questione di cultura
Questa è la frase che mi ha colpito di più nel suo libro, ma è anche, secondo me, la chiave delle sue teorie e del suo metodo. Ed è soprattutto la chiave di un cambiamento alla portata di tutti, avendo però degli obiettivi mirati, la motivazione giusta, la volontà e, appunto, il sapere.
Il libro di Iader Fabbri, nutrizionista e divulgatore scientifico, è il frutto di ricerche, studi ed esperienza. Dovete leggerlo ma soprattutto, se ne avete la possibilità, andate a conoscerlo e fateci due chiacchiere. Iader fonda le sue teorie sull’Indice di Equilibrio, e cioè sul rapporto tra quello di cui abbiamo davvero bisogno e quello che ci piace, “il cibo della festa”. Ma è soprattutto un metodo, che ognuno di noi può apprendere per avere così gli strumenti giusti per stare meglio, in salute e in forma.
Niente diete strane, niente calcolo delle calorie, niente bilancia, perché puoi avere un bel fisico pesando uguale, cambiando il rapporto tra massa magra e massa grassa. Il nostro genoma, sviluppatosi nell’era del paleolitico, è sempre quello, non è mai mutato. Quello di cui abbiamo bisogno adesso, non è diverso da quello che mangiavano i nostri antenati. I macronutrienti fondamentali quindi sono sempre quei tre. Le proteine, i carboidrati (frutta, verdura, miele) e i grassi (come la frutta secca oleosa, l’olio, l’avocado, ecc). Se ad ogni pasto li usiamo per bilanciare il nostro piatto con tutta una serie di accorgimenti (leggete il libro!), i vantaggi sono molteplici.
Non alziamo la glicemia, perché evitando i carboidrati complessi come la pasta e il pane, non andiamo ad aggiungere zuccheri al sangue, che poi inevitabilmente andrebbero a finire nei nostri depositi di grasso. Non avremo sonnolenza o cali di energia, non avremo fame prima del previsto, tenendo la glicemia entro certi livelli. Non dovremo controllare le quantità, ma solo stare attenti ogni volta a individuare i tre macronutrienti e comporre il nostro pasto. Potremo avere più possibilità di tenere lontani gli stati infiammatori. Tutto a beneficio del nostro intestino, il nostro secondo cervello. Quando è a posto lui, funziona tutto, le difese immunitarie si alzano, le medicine diminuiscono.
Ma come si cambia? La mia esperienza personale
Quando lo scorso maggio sono entrata nel suo studio, ero solo sicura di una cosa. Il mio fisico non mi piaceva. Non ero atletica. Mi sentivo sempre gonfia e fuori forma. Una situazione alquanto frustrante, visti i miei allenamenti, la mia vita attiva, e una certa attenzione all’alimentazione. Ma il rapporto tra la mia massa grassa e la mia massa magra parlava chiaro: mangiavo male e, così facendo, vanificavo i miei sforzi fisici durante gli allenamenti e i miei sacrifici alimentari da autodidatta.
Innanzitutto le mie abitudini non sono state stravolte. E questo, psicologicamente, è molto importante. Iader ha preso il mio menu della settimana, dalla colazione alla cena per sette giorni, e lo ha aggiustato, togliendo e aggiungendo dove necessario. E inserendo un numero di jolly (il famoso Indice di Equilibrio) calcolati in base al mio obiettivo e al mio stato psico-fisico.
Oggi, a due mesi di distanza, questo metodo fa già parte delle mie abitudini, con pochissimi rinunce quindi, anche se spesso decido io quando è il momento del jolly e quando invece ne posso fare tranquillamente a meno (poi quando sarà il momento della visita di controllo vedrò se ho fatto bene). Cosa mia ha spinta a questo cambiamento? Dopo già due settimane, guardandomi allo specchio, avevo un altro aspetto. Molto più sgonfia e, pur non avendo aumentato i miei allenamenti, con qualche muscolo in più in evidenza. Questo, almeno credo, perché nel mio vecchio modo di mangiare non c’erano le giuste quantità di proteine. Insomma, ho percepito un dimagrimento “bello”.
A cosa ho rinunciato? Quando impari a bilanciare i pasti, non rinunci a nulla. Perché tenendo la glicemia entro certi valori, non vivi più con la fame perenne. Ogni tanto mi manca la birretta della sera o il bicchiere di vino rosso, che erano un’abitudine di quasi tutti i giorni. Ma quando vedi allo specchio gambe più lisce e toniche, il pensiero è questo: “Sei più contenta di vederti così, con un corpo che finalmente ti piace, o ti rende più felice rilassarti a fine giornata con il tuo calice di vino?”. La risposta è solo mia, e se ogni tanto ho voglia di stapparmi una birra lo faccio. Mi gioco uno dei miei jolly abbinandolo magari alle proteine, come un pezzo di parmigiano, per evitare il picco glicemico e non divorare ogni cosa prima di cena. Sempre consapevole che, tra l’alimentazione di cui ho bisogno e quella di cui ho voglia, c’è quel famoso Indice di Equilibrio che mi fa stare bene.