La Maratona di Osaka ha molti aspetti sorprendenti anche per chi è già avvezzo alle grandi competizioni metropolitane di massa; figuriamoci poi per gente come Giovanni Storti e Nico Valsesia, specializzati nei percorsi silenziosi e più o meno solitari dei trail in montagna, o per runner “a bassa intensità” come Aldo Baglio.
Le sorprese cominciano dai numeri: nata solo quattro anni fa nella città che ospita la casa madre del marchio Mizuno, questa gara ha segnato in quest’ultima edizione la cifra record di 30.000 iscritti, a cui si aggiungono i 2.000 della “Challenge Run” da 8,8 km.
Ma quel che più colpisce, racconta Giovanni Storti, è la straordinaria organizzazione e partecipazione del pubblico: “Una cosa incredibile: mi hanno detto (e non stento a crederlo) che lavoravano sul percorso oltre 10.000 volontari. E il risultato si vedeva perfettamente, nonostante la folla oceanica: nessuna coda, nessun intoppo, nessuna attesa…alla consegna delle borse alla partenza, davanti ad ogni camion c’erano ordinatissime file composte da quattro volontari ciascuna: il primo riceveva con due mani il sacchetto dal concorrente e ringraziava con sorriso e un inchino, poi si girava e passava il tutto al secondo volontario (altro sorriso e altro inchino), idem con il terzo volontario, fino all’ultimo che prendeva in consegna il tutto (sempre inchinandosi ogni volta in segno di rispetto) e adagiava la sacca all’interno del camion con la delicatezza e la cura che noi in genere riserviamo alle uova o ai servizi di cristalleria. Certo, in tutta sincerità non si può dire che Osaka sia una sp lendida città e che il percorso sia spettacolare dal punto di vista paesaggistico; in compenso, però, la partecipazione del pubblico era davvero fenomenale: due ali di folla che ci hanno accompagnato per tutti i 42 km senza mai smettere di incoraggiare ogni singolo partecipante. Quanto al tempo…beh, diciamo che ormai il mio tempo l’ho fatto: sono arrivato in fondo, e tanto basta”.
Poco meno di 3 ore e mezza è invece quanto ha impiegato Nico Valsesia, “uomo da record” su molte distanze di corsa in salita ma al suo esordio assoluto in una maratona su strada: “In realtà non so bene quanto ci ho impiegato. Sul momento non ho fatto caso con precisione al mio orologio; e i risultati, a quanto ne so, sono stati pubblicati solo in giapponese. Ma non è che mi interessi molto: per quanto mi riguarda, 42 chilometri sull’asfalto, tra case e grattacieli, sono molto più stancanti e stressanti di qualunque ultra trail!”.
Tempo non pervenuto, infine, anche per Aldo Baglio, iscrittosi alla Challenge Run di 8,8 km contemporanea alla maratona. “Mi piace correre, ma le maratone non fanno per me: mi basta divertirmi e in questo caso, in compagnia di due amiche as sai poco competitive, ce la siamo veramente presa comoda. Anche perché lo spettacolo non mancava; tra i partecipanti alla maratona abbiamo visto le persone più improbabili e i travestimenti più incredibili: guerrieri Ninjia, Api Maie, uomini d’affari in completo nero e valigetta ventiquattrore, Minnie e Topolino, ballerine con un enorme cigno montato sulla testa. E vogliamo parlare dei bagni? C’erano ‘pit stop’ con bagni chimici ogni pochi chilometri, e quella stessa gente che quasi si ammazzava per arrivare un minuto o due prima, al momento di fare pipì si piazzava in lunghe file (dirette dal solito volontario tutto inchini e sorrisi) per aspettare il proprio turno: non uno a cui venisse in mente (tranne un italiano piccoletto e coni baffi di cui non farò il nome) di approfittare rapidamente di un cespuglio o di un angolo un po’ nascosto.
I giapponesi sono davvero uno strano popolo.”
I giapponesi sono davvero uno strano popolo.”