Siamo donne, dateci le nostre scarpe da running

Quando ormai sei anni fa ho aperto questo blog mi sono accorta quasi subito di essermi addentrata in un mondo maschile e maschilista. Come se lo sport fosse solo roba per uomini veri.

Uomini che non possono ancora credere che una donna (sei anni fa forse le uniche running blogger eravamo io e Carlotta Montanera) parli di corsa in modo anche leggero, consigliando i pants da running con i colori del momento, la collezione più fashion per correre, e raccontando i propri allenamenti in modo alternativo, con molta auto ironia e senza pubblicare tempi.

Da quando corro non ho mai pubblicato un tempo. Proprio per non dare modo a questi omuncoli di criticarmi o fare a gara con me a chi ce l’ha più lungo: “Sei lenta, io corro 10 secondi al km più di te, allenati di più!”. 

Eppure le critiche sono arrivate lo stesso. Sempre e solo da uomini.

Con la bici, con la corsa, qualsiasi cosa io faccia, è come se invadessi un territorio che sembra ancora essere riservato al mondo maschile, che spesso critica con commenti inutili e stupidi per difendere il proprio status, che vacilla ogni giorno di più in un mix di debolezza e inadeguatezza.

Faccio spallucce, ringrazio per i consigli inutili, e vado avanti

Ma se per caso diventiamo più performanti degli uomini, allora ci stiamo allenando troppo.

“Quando trovi il tempo per stare con tua figlia?”

Me lo ha scritto un conosciuto follower qualche tempo fa. Forse infastidito dalla mia attività social.

Come se l’amore fosse una questione di quantità e non di qualità. Come se l’amore fosse prerogativa di noi donne e madri, mentre gli uomini possono esserne esenti.

Ma mentre viviamo ancora circondate da questa mentalità arcaica e malsana, noi andiamo avanti

A mantenere in piedi tutto in primis noi stesse. A non mollare. A incastrare il lavoro e la famiglia e non importa se siamo sole con un gatto a casa, sempre famiglia è. A mettere da parte le paure. A stringere i denti. A guardarci allo specchio con onestà. A credere ancora nell’amore e nella crema antirughe.

Ad affrontare maratone e ultramaratone indossando scarpe disegnate intorno al piede maschile

Magari pensando che se arrivano vesciche o infortuni vari, sia colpa della postura, della forma del piede, del destino. E così cambiamo modello, comprando un altro paio di scarpe, sempre progettate attorno al piede maschile.

Tecnicamente si dice “Shrink it and Pink it” (stringila e colorala di rosa), è il modo in cui molti brand da sempre progettano scarpe unisex sulla forma del piede maschile e poi la adattano alla donna, e anche al bambino.

Uno studio del Journal of American Podiatric Medical Association del 2009, afferma che: “I piedi femminili non sono in scala algebrica, non sono le versioni più piccole dei piedi maschili. I piedi femminili sono diversi, tendono ad avere un collo del piede più alto e un tallone più stretto rispetto alla pianta del piede, mentre i piedi maschili sono più lunghi e più larghi in generale.”

E ancora: “Forzare le donne con le scarpe progettate per i piedi maschili può avere gravi effetti collaterali, tra cui i più comuni: dolore all’arco plantare, dolore alle ossa della caviglia (in genere quando il colletto delle scarpe è troppo alto) e vesciche.”

Potremmo anche chiudere un occhio e fare finta di nulla, se non fosse che oggi il mercato delle sneakers vale oltre 100 miliardi di dollari a livello globale, e la quota di mercato delle donne sta crescendo più velocemente di quella degli uomini.

Non è solo un questione di performance, noi donne corriamo più degli uomini, ma siamo anche athleisure, cioè indossiamo le nostre scarpe da running anche fuori dal contesto di allenamenti e gare.

Gregory Gray di Heeluxe, un laboratorio indipendente di ricerca di scarpe, ha dichiarato che “le donne sono molto più insoddisfatte delle loro scarpe rispetto agli uomini, e tendono anche ad avere aspettative più basse in termini di comfort”.

Sempre Heeluxe afferma che la scarpa di una donna dovrebbe essere fino al 18% più stretta intorno alle dita dei piedi, il 70% più stretta intorno all’articolazione dell’alluce e il 68,4% più allentata nel tallone rispetto alle scarpe da uomo. 

Ci sono brand però che hanno investito e stanno investendo nell’ingegneria e nel marketing delle calzature specifiche per donna, riscontrando un notevole successo.

Un esempio (da me “testato” personalmente) è SCARPA, azienda di Asolo specializzata in calzature tecniche sportive per la montagna e l’arrampicata. Il brand da sempre presta molta attenzione all’universo delle donne atlete, iniziando a supportarle proprio dalle calzature. Tutti i modelli di SCARPA sono progettati distintamente, in termini di forma, per il piede maschile e per quello femminile.

Conclusioni

Mentre aspettiamo che la tecnologia della personalizzazione e della stampa 3D faccia il suo felice corso (per ora siamo ancora indietro) e arrivi a soddisfare i piedi di tutti, uomini compresi, le quote rosa invadono il mondo del running e dello sport in generale senza chiedere permesso, come è giusto che sia.

Iniziamo noi per prime a pretendere un mondo plasmato e costruito sulle nostre esigenze, andiamo a prendercelo senza aspettare che arrivi, e smettiamo di adattarci e di piegarci al volere di una società ancora maschilista.

Quante di voi sanno se le scarpe che utilizzate per correre sono progettate apposta per il piede femminile e non sono un adattamento di quello maschile?

Cominciamo da qui.

Cristina Turini

 

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