Non è una questione di educazione ma di solidarietà.
Verso colei o colui che sta correndo nel tuo senso opposto, che sta arrancando paonazzo in volto e con il fiato cortissimo e probabilmente sta messo meglio di te.
Eppure non accade mai, per un fatto di cultura, di mentalità o di indifferenza? Non guardate mai negli occhi chi vi corre incontro aspettando che il vostro sguardo venga contraccambiato? I runner vi fanno mai un cenno con la testa o con la mano?
Correndo quasi sempre a Milano sul Naviglio, al mattino presto siamo in tanti (sarebbe impegnativo salutare tutti, il fiato finirebbe subito), tutti in fila, affaticati e insonnoliti o semplicemente concentrati nella corsa, pensando magari di avere davanti una dura giornata di lavoro. Se poi la stagione è fredda, c’è l’aggravante della nebbia che sale dall’acqua. Chi saluti se non riesci neanche a vedere?
Quando ho iniziato a correre, le prime volte incontravo un tizio più o meno sempre alla stessa ora, che appena mi vedeva faceva il gesto del pollice in su e mi strizzava l’occhio. Senza malizia. Lo faceva e basta, come se fosse un gesto automatico.
Cambiando orari, quel tizio non l’ho più rivisto e mai più nessuno mi ha salutata o incoraggiata.
Ma è così anche nel resto del mondo?
Ho corso a Parigi nei giardini di Tuileries in una breve vacanza. E anche se non sei nella nebbia del Naviglio in compagnia di nutrie e orizzonti desolati ma sei a un passo dalla Tour Eiffel in un tripudio primaverile di fiori e in un posto incantevole, la situazione è la stessa. Gente che corre guardando dritto davanti a sé, immersa com’è nei pensieri e nella corsa.
Ho corso a New York City – la Grande Mela, dove vedi tutti e nessuno ti vede. Ok, la città è dura, la gente è dura e individualista e tu sei solo una formica in mezzo a un enorme formicaio dai ritmi frenetici. Nessuno si accorge di te (apparentemente). Eppure lo reputo ancora adesso il miglior posto dove correre per perdersi in mille immagini e riflettere.
Ho corso a Solana, San Diego, CA. dove le vecchine di ottant’anni alle sei del mattino anziché andare a messa o aspettare che apra il supermercato, corrono. Corrono con cani improbabili più vecchi di loro e tu le incontri perché sei sballata dal fuso orario e sei sveglia già da due ore. Le vedi correre con passo da tartaruga e pensi che da un momento all’atro cadranno perché le loro gambe tremanti non reggeranno. E invece vanno avanti a quel ritmo senza fermarsi mai. A parte loro che hanno la visuale coperta dalla visiera bianca e forse anche dalla cataratta, i runner ti salutano. Lo fanno con la voce, con la mano, con il sorriso. Comunque lo fanno in maniera schietta e decisa sfoggiando muscoli e denti bianchi.
Ho corso a Lahaina. Maui. Ebbene, nonostante Alexander Payne con ‘Paradiso Amaro’ (The Descendants) voglia farci credere che la vita è dura ovunque, anche alle Hawaii, vi assicuro che in questo contesto la gente sembra contenta e rilassata. E quindi ti salutano proprio tutti. Anche il signore che cammina tenendo in una mano il caffè e nell’altra il giornale e il guinzaglio con l’immancabile cagnolino. E mentre corri e pensi che inizia a fare troppo caldo, arriva con un tempismo perfetto una leggera pioggia a rinfrescarti. Ma il sole mica se ne va. Si nasconde dietro le nuvole per qualche attimo e poi ritorna subito facendo apparire arcobaleni in ogni dove. Il caldo scompare, sei bagnata e stai benissimo. Non senti più la fatica, la visione di quello che accade sopra la tua testa ti distrae da qualsiasi cosa. La gente corre, ti viene incontro salutandoti e senti uscire dalla tua bocca uno strano ‘Aloha!’. Allora pensi a come reagirebbero i runner milanesi se ti mettessi a salutare così anche a San Cristoforo sul Naviglio. E inizi a ridere.
si lo faccio, sempre. Oltre a correre guido una moto, anche in questo caso si pratica un saluto incrociando altri motociclisti. Il motivo è lo stesso, l’appartenenza e la condivisione. Ci si sente protetti e stimolati. La mano sinistra, quella libera, con il segno V o il piede destro alzato, di lato, in sorpasso. Gesti semplici che vanno oltre il loro significato. Non ho mai capito chi non ricambia, forse avrà fretta.
Quella del piede sinistro non la sapevo!
Che mondo migliore sarebbe se tutti facessero così.
io saluto e all’estero questa estate incintravo persone che ricambiavano il saluto o salutavano per primi. In italia capita di rado ma io sorrido guardo in faccia e saluto!
Brava Gaia, questo è lo spirito giusto! Un sorriso vale tanto.
Io saluto sempre e spesso sono ricambiato. Un pollice alto, un sorriso o un cenno della testa… A Tokyo andavo a correre molto presto per via del fuso, ed incontravo spesso gruppi di persone che uscivano o andavano al lavoro. Quelli di fronte ti facevano una sorta di inchino quelli che superavo un piccolo applauso…
Come saper incoraggiare le persone! Bello.
aaa…i giappo grandi
Io corro al Forlanini a Milano o all’Idroscalo e ammetto di non salutare e di non ricevere nessun saluto. Io arrivo dalla montagna, Orobie, e all’inizio mi pareva strano perché in montagna non salutare chi incontri sul sentiero è inaccettabile, molto maleducato, quasi impossibile per chi la ama e la vive.
Certo la differenza è che non incontri tanta gente quanta te ne capita a Milano o in un parco di runners. Ho però molto apprezzato quelle poche volte in cui un runner mi ha salutato perché con quel gesto mi ha dato un po’ di carica, non mi ha fatto pensare alla fatica/dolore. Insomma farebbe bene a tutti salutarsi… D’ora in poi mi ci metto con impegno 🙂
E’ strano, a volte viene più facile salutare in un luogo che non è il tuo. Succede anche a me.
Io saluto sempre e ormai ho “educato chi corre dalle mie parti.Forse tra loro non si salutano ma quando mi incrociano sanno che io lo farò e tendono addirittura ad anticiparmi.Però è vero succede troppo poco e non si capisce il perchè. Succeede lo stesso anche in bici,peccato!!!
I runner aumentano e la mentalità cambia, ci saluteremo (quasi) tutti prima o poi
Appena tornato da una corsetta al Parco La Villette, a Parigi: anche qui, come al Parco Lambro, non saluta nessuno, peccato!
Quando corro in Africa invece salutano sempre tutti! Sia nei paesi del Maghreb che sul Mar Rosso, in Senegal o Gambia, sull’Atlantico, o in Kenya o Madagascar sull’Oceano indiano: grandi africani! 🙂
Che bello correre in Africa!
Io saluto sempre e spesso vengo contraccambiato, i neofiti rimangono sorpresi ma gli altri alzano sempre la mano automaticamente..
E vengo dalla ‘caratterialmente’ fredda Mantova dove non ci saluta nemmeno se ci si conosce!
E’ sempre una piacevole sorpresa trovare qualcuno che ricambia il saluto 🙂