Dopo 16 anni cade il primato di Paula Radcliffe e una meravigliosa Brigid Kosgei sigla il nuovo primato mondiale sulla distanza regina alla Chicago Marathon lo scorso 13 ottobre, fermando il cronometro sullo stratosferico 2:14:04…un tempo che farebbe impallidire anche molti maschietti.
Un’impresa che merita un plauso unanime e la risonanza che troppo spesso forse manca al gentil sesso dello sport professionistico.
Da Dottor STRAVAmore non posso esimermi da porre la mia prima analisi di questo weekend sensazionale per lo sport d’endurance, su quella che è stata l’impresa di Brigid. Si perché per come la vedo io lo sport femminile per un motivo o per l’altro finisce sempre nei titoli di coda, invece ci sarebbe bisogno di una sana presa di posizione anche da parte del pubblico maschile e non solo per guardare i culi alla partenza delle velociste.
Prima di tutto andrebbe analizzato il contorno, le femminucce hanno senza dubbi ingaggi astralmente inferiori rispetto ai colleghi maschietti, il che non si traduce solo in uno stipendio inferiore, ma in un sacco di supporto in meno durante il quotidiano. Le donne, fortunatamente, sono diverse da noi.
Sì, sono diverse da noi anche se c’è la parità di genere. La parità di genere troppo spesso viene tradotta con il fatto che le donne abbiano gli stessi doveri degli uomini, come il voto, il lavoro, la famiglia ma in realtà le donne hanno gli stessi DIRITTI ma doveri differenti, in quanto organismi differenti.
Per esempio emblematico è il caso di Allyson Felix che ha sostenuto una forte lotta contro Nike per il suo diritto alla maternità, in questo caso Allyson si è trovata a fronteggiare una riduzione d’ingaggio perché ha deciso nella vita di diventare madre.
Ora, guardando la cosa, è doppiamente assurda. Perché Allyson ha il dovere di menare in pista, ma ha il diritto di essere madre e di ricevere tutto il supporto necessario durante la gestazione e nei primi anni dopo la nascita, in materia ha fatto scuola Specialized con la triatleta Gwen Jorgensen, ne è anche venuto fuori un bel videodiario che vi consiglio di guardare.
Il fatto scandaloso è che la cosa ha fatto sì clamore, ma non come avrebbe dovuto. Io continuo a non capire perché c’è tutta quest’omertà di genere da parte del mondo maschile, anche se poi di fatto non è che le atlete rimangono incinta da sole, come le donne che vengono lasciate a casa o subiscono mobbing, però siamo tutti bravi a festeggiare davanti al vetro della sala parto perché il nostro uccello ha funzionato una volta Però alla fine poi lasciamo sole le nostre compagne dopo la gravidanza e non ci esponiamo in prima persona per dire basta a questo ingiustizie senza senso.
Una donna Atleta deve andare in pista e sentire i commenti sul culo sodo, una donna atleta deve basare gli allenamenti anche sul ciclo, una donna ha dei cicli ormonali molto più importanti e la sua emotività è molto più fragile e instabile, di conseguenza ogni avvenimento negativo per lei è amplificato e mette molto più a rischio la sua preparazione.
Una donna quando fa il record del mondo deve sentirsi sminuire da gente che si bulla al bar perché corre una maratona in 3:30 (5’/km) perché “eh vabbè per forza ha le lepri maschili, ovvio che va così”, quando dentro di loro sanno che non riuscirebbero a sopportare nemmeno un allenamento della record girl.
Io le guardo sempre con attenzione queste piccole eroine, circondate dai loro colleghi maschili e dai tanti tapascioni. Minute, forti e fiere.
Brigid ha corso una gara perfetta, due mezze maratone identiche, un passo devastante che ha messo dietro tutto il mondo della maratona femminile. Lo ha fatto nel silenzio, senza proclami, senza campagne pubblicitarie, senza conferenze stampa.
La Kosgei è arrivata al traguardo con le braccia alzate, cercando di accennare un timido sorriso che le è uscito per metà. Brigid ha dato tutto, come solo chi è disposto a sacrificare la vita per donarla a qualcun’altro può fare…e questo può farlo solo una donna.
In quel sorriso calmierato dallo sforzo ci vedo i sacrifici, i pianti, la frustrazione dei mesi passati, di chi si è preparato nel silenzio, di chi sulla linea di partenza è velatamente considerato sempre più debole, di chi si vede negato spesso diritti naturali da un mondo troppo machista. Brava Brigid, come te nessuno mai.
Dottor STRAVAmore (Sergio Viganò)