Generali Milano Marathon: la maratona degli ultimi

Non avevo mai corso l’ultima frazione della staffetta. E sapete cosa? In quegli ultimi chilometri viene fuori la vera essenza della maratona. Tralasciando la bruttezza del percorso in quel tratto, perché probabilmente su quell’aspetto si può fare ben poco, soprattutto per un tracciato che attualmente è primo in Italia e quarto al mondo in termini di velocità, vorrei soffermarmi sulla bruttezza dei milanesi. Perché per quanto Bonola, la via Gallarate e corso Sempione siano alienanti, molto si sarebbe invece potuto fare per creare un’atmosfera di festa e alleggerire le gambe e la testa dei podisti che, in quegli ultimi chilometri, non ce la facevano più. E invece.

A parte il tifo organizzato da qualche crew nell’ultima parte, si sono visti solo quartieri inesistenti in attesa di riattraversare quelle strade che per una volta, sarebbero potute diventare la scenografia di una festa, quella dello sport. Un silenzio quasi irreale interrotto da qualche suonata di clacson. Mentre correvo e sorpassavo (ingiustamente) chi nelle gambe aveva molti più chilometri di me, ho visto un concentrato di stati d’animo meraviglioso, l’umanità degli ultimi: i crampi, il sostegno reciproco, le lacrime, l’espressione di una lotta continua, quella contro la propria mente. Che ti fa camminare proprio quando ormai manca poco. L’attaccamento a quel sogno che permane passo dopo passo fino al traguardo.

E voi altri, abitanti di questa città, non azzardatevi a dire che sono affari loro, dei podisti. Che non vi riguarda. Perché lo sport riguarda tutti, è l’indicatore del livello di civiltà di un popolo, e chi affronta una sfida tale può solo essere un ottimo esempio di tenacia e resilienza per i vostri figli. Al posto vostro. Avete quindi, ancora una volta, sprecato un’occasione.

Foto LaPresse/ Spada

E poi c’è il rovescio della medaglia. Con quasi 4.000 squadre, la staffetta con il Charity Program ha raccolto solo quest’anno oltre un milione di euro a sostegno delle varie onlus. Una cifra da capogiro che fa pensare solo a una cosa, quanto lo sport appartenga ancora una volta a chi lotta tutti i giorni per sopravvivere, a chi non ha le nostre stesse possibilità, a chi vuole farcela nonostante tutto, agli ultimi.

Foto LaPresse/ Piero Cruciatti

Con questo risultato incredibile la Milano Marathon è il secondo evento di raccolta charity in Europa, dietro la maratona di Londra, e il secondo in Italia. L’Europ Assistance Relay Marathon è la vera anima (solidale) dell’intera manifestazione. Da oltre dieci anni.

Vorrei ringraziare la mia squadra, le Fabulous Four, Irene, Manuela, Eleonora. Vorrei ringraziare anche Under Armour che ci ha allenate e coccolate in questi mesi portandoci per mano al giorno della prova. Menzione particolare a Eleonora che doveva passarmi il chip. È arrivata molto prima del previsto al cambio e non mi ha trovata…E da questo episodio ne emerge una lezione importante. Mai e poi mai sottovalutare una maestra di yoga.

Namasté

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