Il primo triathlon non si scorda mai. Così dicono, dal momento che il mio primo triathlon deve ancora arrivare. O forse non arriverà mai. Ma perché mai dovrei farne uno? Forse per seguire l’evoluzione di numerosi runner, a cui non basta più soltanto correre, ma con coraggio e tenacia si lanciano anche in altre discipline come il nuoto o il ciclismo.
Il triathlon è una disciplina sportiva che vi permetterà di divertirvi praticando (ben) tre discipline in una. Parlo di nuotare, pedalare e correre nella stessa gara. Nato negli anni ’70 e diventato disciplina olimpica nel 2000, il triathlon prevede più distanze, dalle più accessibili fino all’insormontabile Ironman (o se preferite distanza full).

Ma come ci si deve preparare per affrontare la prima gara di triathlon? Ho chiesto al mio caro amico Roberto Nava di raccontarmi la sua esperienza e quali sono i passaggi fondamentali per non arrivare impreparati al fatidico giorno. Roberto ha al suo attivo una decina di gare e la sua prima volta è stata, diciamo “particolare” e allo stesso tempo indimenticabile.
“Che dire, la giornata di sport più incredibile della mia vita. Le emozioni sono iniziate dal giorno prima, quando il mare mosso non prometteva niente di buono, e riesco a ricordare tutto di quel giorno nei minimi dettagli: mi preparo sulla griglia di partenza, muta, cuffia, occhialini, controllo tutto dieci volte in modo maniacale. Respiri giganti, l’ansia che ti assale. Pochi secondi. Suona la sirena! Tutti in acqua. Passano i minuti e vedo la prima boa avvicinarsi, è immensa. Le onde sono ancora più alte adesso, e sento stringere il petto. A un certo punto la paura prende il sopravvento, mi manca il respiro. Nuoto per qualche metro a rana, voglio capire dove sono io, dove sono tutti gli altri. Poi riprendo le bracciate a stile. Riprendo per qualche metro a nuotare a rana, poi penso di fermarmi e farmi tirar fuori dall’acqua. Invece mi metto a dorso, chiudo gli occhi e respiro, tento di calmarmi. Funziona. Inizio a ragionare, inizio a nuotare come si deve. La boa di metà percorso è lontana, ma inizio a star bene e le braccia iniziano a fare il loro dovere. Vedo in lontananza, prima della boa che porta all’arrivo, qualcuno che già cammina. I miei piedi finalmente toccano il fondo. Mi calmo ulteriormente e nuoto, nuoto, nuoto. Penso “la prima frazione è andata”. La zona cambio, una novità assoluta per me, fila via liscia, faccio tutto con calma, non voglio farmi assalire dalla fretta. Tolgo la muta e mi vesto per la frazione in bici. Casco, occhiali, guanti, calze e scarpini. Salgo in bici e i primi km volano. Le salite sono impegnative, il percorso è collinare, vedo la strada bagnata in alcuni tratti. Scopro solo all’arrivo che chi è partito prima di me ha preso pioggia e grandine. Intorno al cinquantesimo km la salita più tosta per me. Mi spezza un po’ le gambe, ma continuo imperterrito. E poi arriva la discesa. Mi lancio senza freni lungo i tornanti, cercando di recuperare un po’ di posizioni, raggiungendo i 67 km/h. Ma mi rendo conto che in bici devo ancora migliorare molto. Finalmente arriva anche la zona cambio per la corsa. Faccio tutto con estrema calma, le gambe fanno un po’ male. Metto a posto tutto e infilo le scarpe. Parto, e i primi due chilometri passano veloci. Sembra tutto ok. Ma verso il terzo-quarto chilometro la schiena si fa sentire. Il dolore inizia ad aumentare e cerco di trovare una posizione comoda per correre, senza caricare troppo sulla schiena. Ma è impossibile. Il percorso della corsa è un anello da ripetere per quattro volte. Mi fermo a ogni ristoro e mangio e bevo di tutto. Barrette, gel, spicchi di arancia, acqua, sali. Al quarto giro inizio a tirare il fiato, ma verso il 18mo crollo. Cammino un po’, la schiena dolorante. Mi faccio coraggio, riparto. Ci siamo. Passo dal corridoio che conduce all’arrivo. Un sacco di gente, vedo il traguardo. Ed è qui, a pochi metri dalla linea del traguardo che sento lo speaker: “Roberto, you are a FINISHER!!”. Chiudo in 5h42’49” Un giorno da ricordare, un’esperienza assolutamente fuori dal comune, con emozioni e sensazioni che difficilmente ho provato in altre gare”.
Il tuo primo triathlon, perché?
Settembre 2013. Da qualche anno sentivo parlare di Mezzo Ironman e l’unica località italiana che ospitava questa competizione era Pescara. Non avevo mai fatto una gara ma la voglia di partecipare e prepararmi per qualcosa di così importante era davvero grande. Decisi quindi di iscrivermi senza pensarci troppo. Partire da un mezzo Ironman come ho fatto io però non è di certo una scelta saggia.
Raccontami com’è andata
Molto meglio del previsto. Ad oggi rimane la gara dove ho realizzato il miglior tempo sulla distanza half, nonostante le condizioni meteo avverse e l’inesperienza tipica dell’esordiente. Tuttavia avrei potuto fare meglio con un po’ di preparazione in più. Sul finale infatti la stanchezza si è fatta sentire, insieme a qualche crampo e qualche fastidio muscolare. Ma tagliare il traguardo e sentire urlare “Roberto, you are a finisheeeer” è un’emozione che difficilmente dimenticherò.
Hai avuto problemi con l’alimentazione?
Con l’alimentazione per fortuna è andato tutto bene. È una di quelle variabili che non sempre riesci a controllare in gara. La parte più importante dell’alimentazione però parte decisamente prima della gara, almeno una settimana prima direi. Dando per scontato che alimentarsi in modo corretto dovrebbe essere un’abitudine da rispettare sempre, quando una gara è dietro l’angolo serve maggiore attenzione e qualche scrupolo in più. Evitare cibi fritti o ricchi di grassi ad esempio, che potrebbero influire negativamente sulla prestazione sportiva (ma anche in un qualsiasi allenamento).
Come ti alleni per evitare i piccoli infortuni (crampi e piccole contratture) in gara?
L’allenamento in vista di una gara di triathlon è fatto di sacrifici e rinunce. Ma anche di corretta alimentazione, riscaldamento, stretching e qualche esercizio posturale. Curare il proprio corpo infatti non significa solo prepararlo alla competizione ma anche evitare piccoli infortuni e fastidi che potrebbero compromettere l’esito di una gara. Crampi, contratture e piccoli infortuni sono dietro l’angolo. In particolare la contrattura a volte può essere un meccanismo di difesa dell’organismo, una reazione del corpo di fronte a questo dolore, che ha origine quasi sempre da un problema di un’articolazione. Personalmente per evitare le contratture dedico il giusto spazio al riscaldamento prima dello sforzo, concentrandomi sui muscoli che più possono essere interessati. Senza esagerare però per non sfinirmi prima del tempo. Ho trovato molto utile in tal senso il sito stopcontratture.it e la pagina Facebook: tantissimi suggerimenti in merito al corretto allenamento e consigli sulla prevenzione degli infortuni.
Cosa ti passa per la testa quando sei in gara?
Anche qui come per l’alimentazione la preparazione mentale inizia molto prima della gara. Un esercizio che spesso consiglio è quello di visualizzare la propria gara, anche se non si conosce il luogo dove si gareggerà. La visualizzazione permette di acquisire un po’ più di sicurezza, quella sicurezza necessaria per affrontare ogni gara. Calcolare tempi – ovviamente realistici – e cercare di rispettarli è un altro esercizio efficace. Ma non demoralizzatevi troppo se non riuscite a rispettarli. In questo caso ricalcolate il tutto in gara. Il risultato è che starete più tranquilli e avrete distratto un po’ la mente.
Quanto è importante l’equipaggiamento in una gara di triathlon?
Come in tutte le discipline avere l’equipaggiamento giusto è molto importante. Se non fondamentale. Muta, body, bici, scarpe, casco, occhiali. In questo tipo di gare meglio non farsi mancare nulla. Se poi scegliamo materiali di qualità meglio ancora. Per i più precisi non può mancare GPS da polso per monitorare minuto dopo minuto la propria prestazione.
Qual è il giusto atteggiamento da tenere in gara?
Sicuramente la frazione più importante è la prima, il nuoto. In parte per la sua tecnicità ma anche perché è la parte dove si consumano più energie se non lo si fa correttamente. Uscire dall’acqua già stanchi potrebbe rappresentare un grande problema. Ci sono infatti ancora diversi chilometri da pedalare e altri da correre. Una volta superato questo primo ostacolo si passa alla bicicletta. Qui è molto importante recuperare energie, utilizzando gel e barrette. Non solo assumeremo tutto il necessario per affrontare la frazione ma arriveremo anche preparati per la corsa, dove mangiare e alimentarsi è più complicato. Nella corsa infatti – ma è una scelta personale – preferisco non mangiare ma idratarmi sempre ai ristori.
Come fai con i percorsi, li studi prima?
Studiare i percorsi è un’altra cosa che bisognerebbe imparare a fare. Conoscere dislivelli, posizionamento delle boe e avere un’idea del percorso running possono semplificare le cose. Soprattutto in fase di iscrizione. Se ad esempio il dislivello della frazione bike per voi è troppo potreste decidere di concentrare le vostre attenzioni su un’altra competizione che sia più accessibile e adatta alle vostre capacità. Conoscere i percorsi significa anche rispettare gli altri concorrenti. Eviterete di sbagliare o tagliare il percorso, evitando confusione e una possibile squalifica.
“Sembra impossibile fino a quando non ce la fai”.
E il racconto di Roberto dimostra che, mettendoci testa e cuore, si può arrivare lontano…Basta aggiungere qualche accorgimento al proprio stile di vita, come seguire una corretta alimentazione e prendersi cura del proprio fisico, informandosi accuratamente su come prevenire i rischi di possibili contratture (più informazioni sono disponibili qui) e altri disturbi legati a cattive abitudini o ad allenamenti troppo intensi.