Correre in una domenica d’agosto a Milano, al parco Sempione.
Obiettivo: testare le Mizuno Sayonara.
La corsa ha inizio e subito penso a quanto è bello correre in questo parco, turisti pochi, milanesi zero. Alberi ovunque : per chi corre a Milano non è così scontato.
Dopo un paio di chilometri le nuvole si schiudono e arriva il sole. Primo pensiero: non è stata una brillante idea correre alle quattro del pomeriggio. Secondo pensiero: eh no, con questo sole mica ce la faccio.
Vado avanti nella corsa. Mi viene incontro un ottantenne che corre nella direzione opposta. Accenna un saluto. Terzo pensiero: perché lui ce la fa e io no?
Cerco di distrarre la mente inseguendo il tizio che corre davanti a me. Immagino che sia un ladro che ha appena scippato una povera vecchietta e io, eroina della situazione, lo sto inseguendo.
Aumento il passo per stargli dietro, corre veloce sotto quel sole e Dio solo sa come fa. Lo raggiungo quasi ma il risultato è deprimente: da vicino è tutto tranne che un ladro e io con il mio scatto da centometrista ho perso energie. All’improvviso smetto di essere l’impavida cacciatrice di ladri e rallento il passo trasformandomi in una morta di fatica. Ma non mi fermo.
Scavalco i turisti all’ingresso del Castello Sforzesco e mi concentro sul loro folclore: cinesi, sudamericani, una sposa russa davvero niente male. Peccato si porti dietro una scia di invitati che sembrano appena usciti dal bar dei mostri di Guerre Stellari.
Rimango sola sul sentiero e ritorna l’idea di fermarmi. Mi appare una piccola miniatura di me che sta seduta sulla mia spalla destra e mi dice che devo assolutamente fermarmi, il caldo si sa, non lo sopporto e mi fa male. Potevo aspettare qualche ora ancora per andare a correre.
Nello stesso tempo sulla spalla sinistra appare un’altra miniatura di me che mi dice di non fermarmi, la storia del caldo è tutta una scusa. Ce la faccio benissimo se voglio.
Mentre mi chiedo chi delle due sia quella buona e penso davvero di fermarmi, mi viene in mente che lo scopo di questa corsa è testare le Mizuno Sayonara. Perché non ci ho pensato dall’inizio?
Vado ancora avanti e cerco di concentrarmi sulle scarpe. Forse non mi sono venute in mente perché non le sento. Sono leggere, non mi bloccano la circolazione e il piede non è sudato. Non ci sono cuciture a darmi fastidio e l’ammortizzazione è ottima. Che la tecnologia U4ric funzioni davvero? Mentre penso questo, mi fermo.
Prendo fiato e penso solo a una cosa: la prossima volta ascolto la musica.