“Un’opportunità è tutto ciò di cui hai bisogno” (J.Owens)
Ci sono storie che vale la pena raccontare. Non parlano di lieti fine o di vincitori, ma di uomini coraggiosi che lavorano duramente per cambiare la propria vita. Uno di questi uomini è Mor Seck, classe 1984, senegalese di nascita e milanese di adozione, che si sta allenando per qualificarsi alle Olimpiadi di Rio 2016 come velocista sugli 800 e 1.500 mt.
La sua è una storia di immigrazione come ce ne sono tante, fatta di lontananze e sacrifici , ma con qualcosa in più: l’amore per la corsa e la voglia di arrivare in cima ai suoi sogni.
L’ ho incontrato una domenica alla pista di atletica del XXV Aprile a Milano, mi sono fatta raccontare un po’ della sua vita e ho potuto vedere da vicino come si prepara un atleta che ambisce a conquistare l’Olimpo.
Dal Senegal all’Italia, quando è perché ti sei trasferito?
Vivevo in Senegal con mia mamma e i miei fratelli più piccoli e dal momento che lì non vedevo futuro per me, una volta terminati gli studi , dieci anni fa ho raggiunto mio padre che stava già qui in Italia.
Come hai affrontato il cambiamento di vita?
Ho iniziato subito a lavorare. Ho fatto vari lavori come l’operaio, il magazziniere e ho fatto anche il benzinaio. Poi circa 8 anni fa, mentre giocavo a calcio, vedendo sempre un gruppo di persone che si allenavano, ho chiesto se mi potevo unire a loro. Mi hanno accolto e da allora non ho più smesso di correre.
Quando hai capito che la tua specialità erano gli 800/1.500 mt?
All’inizio correvo i 10km. Poi un giorno, por caso durante un allenamento, ho corso insieme a un amico che si stava allenando in pista e ho fatto un tempo ottimo. Il mio allenatore di allora ne rimase stupito e iniziò a prepararmi sulla velocità. Da quel momento mi sono allenato molto e sono diventato specialista degli 800 e dei 1500
Ti alleni solo in pista o fai qualche altro tipo di allenamento?
Mi alleno anche in palestra, con un allenamento funzionale mirato. Ma non devo mettere troppo massa muscolare, devo rimanere leggero. Poi cerco di seguire un’alimentazione corretta e bevo due litri di acqua al giorno.
Tra poco ci saranno le qualificazioni per Rio. Come riesci a conciliare il lavoro con gli allenamenti che devi sostenere tutti i giorni?
Ho smesso di lavorare qualche mese fa e mi sono completamente dedicato agli allenamenti, ma questo è stato possibile grazie alla mia azienda, Autogrill, che conoscendo la mia storia mi ha concesso un anno di aspettativa e grazie ai miei amici, dei veri e propri angeli custodi, che credono fortemente in me e mi sostengono sia economicamente che moralmente in questa impresa. Sono Gianluca Moreschi, Giovanni Storti (il comico di Aldo Giovanni e Giacomo), Daniele Denegri di Sportmaker srl e l’associazione di atletica ‘A piede Libero’ di Pier Bergonzi, Elena Griffa e Marco Buzzetti. Sono fortunato ad averli accanto e se riuscirò a qualificarmi e ad avere questa possibilità che sogno da tempo, è anche merito loro.
Qual è il tuo P.B sugli 800 e i 1.500 e a quanto devi arrivare per poterti qualificare alle Olimpiadi?
I minimi per la qualificazione sono 1’46” sugli 800 e 3’36” sui 1.500. Il mio P.B. sugli 800 è di 1’45”81 mentre sui 1.500 è 3’38”88. Anche se il minimo per la qualificazione l’ho già raggiunto, non è comunque valido. Dovrò ripetere questi tempi a maggio, solo così potrò accedere alle Olimpiadi. Sto lavorando duramente per arrivarci.
Se ti immagini nel futuro, come e dove ti vedi?
Sogno in grande ma cerco di rimanere con i piedi per terra. Per adesso mi concentro sul prossimo obbiettivo e cioè qualificarmi per le Olimpiadi di Rio. E una volta in Brasile farò di tutto per conquistare il podio. Ma prima devo arrivarci e ho ancora molto lavoro da fare.
La storia di Mor non è finita. Quello che accadrà nei prossimi mesi sarà determinante per il suo futuro e mi auguro di cuore di poter scrivere un seguito con un lieto fine.
“Il miracolo non è essere giunto al traguardo, ma aver avuto il coraggio di partire” (J. Owens)

