Sono uscita a correre e in tabella c’erano le ripetute. 8 x 500 con 300 di recupero attivo. Un lavoro a pensarci bene, non banale. Sono uscita di casa incavolata e stanca dopo una giornata di delusioni e ho iniziato l’allenamento con la solita prudenza, faccio i 500 a passo allegro e i 300 a passo meno allegro, mi sono detta. Ma col cavolo. Perché quando vorresti urlare e tirare i pugni contro il muro, l’unica soluzione è correre al tuo massimale e sperare comunque di finire il lavoro senza morire. Fino alla fine.
Che poi spesso quella cosa che non ti fa mollare è l’orgoglio, il voler dimostrare a te stessa, e quindi anche ai tuoi demoni, che se vuoi ce la fai. Ma c’è una notizia: la fatica non sempre rimette le cose a posto. E allora quelle cose bisogna cambiarle e lasciarle andare. Continui a correre come per allontanarti, perché immobile in quello stato d’animo non ci puoi stare. Solo la tua testa e il tuo cuore sapranno quando sarà il momento di restare. Ma prima di quel momento la soluzione sta nell’andare, cambiando direzione se necessario e fermandosi quel tanto che basta a riprendere fiato ma non minuto in più.
Il lavoro l’ho finito ma l’ultimo recupero l’ho fatto camminando e mentre recuperavo il fiato mi sono concentrata su tutto quello che, in anni di fatica, sto imparando a mettere in pratica per vivere meglio. E, guarda un po’, la metafora con la corsa è arrivata puntuale a mischiare tutto.
Lasciare andare
Lasciare la presa non è tagliare i fili ma prendere coscienza che non si può controllare tutto. Perché la vita è in costante cambiamento e offre tante cose nuove, e aggrapparsi a qualcosa che non funziona significa accontentarsi, precludendo il miglioramento e il benessere che potremmo avere se lasciassimo che le cose scorressero in modo naturale. Come la corsa quella davvero bella, che si fa senza guardare il GPS in continuazione. Anzi senza guardarlo mai. Ecco, a volte per correre felici bisognerebbe prendere il Garmin e buttarlo nell’indifferenziata. Magari proprio gettarlo è esagerato, con quello che costa, ma esagerate sono anche le volte che si controlla la velocità, l’andatura media, il tempo. Un’ossessione e una dipendenza spesso ingiustificate e inutili.
Abbassare le aspettative
Le cose belle accadono e anche spesso. A volte non sono proprio come le avevamo immaginate e sognate. Differiscono da quella nostra immagine ideale perché sono semplicemente reali. A volte sono piccole e minute, come un abbraccio al traguardo, come una sconfitta condivisa, come il sorriso di chi è ultimo ma è comunque arrivato fino alla fine. A volte sono sottili come il piacere di essere arrivato a 10 km per la prima volta, o come aver vinto la tentazione di cedere alla stanchezza. Ma le cose belle accadono in continuazione, incuranti di come noi le stavamo idealizzando e incuranti della nostra disattenzione che non ce le fa apprezzare abbastanza. Le cose belle accadono quando meno te lo aspetti e quando smetti di misurare tutto con le aspettative che hai.
Lode al cambiamento
Certe situazioni o persone hanno il potere di buttarti giù, di demolirti. E spesso la percezione di questo non è immediata. Hai bisogno di prendere parecchie facciate prima di capirlo, soprattutto se di mezzo c’è il cuore. Così come hai bisogno di sfasciarti i legamenti o riempirti di pubalgie e altre cose brutte prima di capire realmente cosa ti fa stare bene e cosa è più adatto a te. Ti abbruttisci, rimani deluso e non è mai come immagini. C’è per tutti noi la possibilità di un grande cambiamento nella vita che equivale più o meno a una seconda possibilità di nascere. E allora cambia! Cambia sentieri, cambia velocità, cambia distanze, cambia la tua running crew, cambia la tua tanto affezionata marca di scarpe, cambia punto di vista. Osa, rischia senza remore. Accantona il timore di fare cazzate e consolati con la certezza che è impossibile che tu non ne faccia. E conserva un po’ di stupore per quando riuscirai e arriverai esattamente dove volevi.
Cristina Turini