Tutte le donne del Dottor STRAVAmore

Nel mio percorso ho sempre avuto la grande fortuna d’incontrare sul mio cammino grandi donne e di osservarne l’impegno e le difficoltà nel loro quotidiano.

Essere donne non penso sia mai stato facile, sin da bambina sei etichettata e limitata nella tua capacità d’espressione.

Indirettamente la società ti chiede di scimmiottare lo stereotipo della bambolina, mentre i tuoi coetanei iniziano a segregarti a priori dai giochi perché “sei una femminuccia e quindi meno forte”.

La cosa fondamentalmente nel corso degli anni non cambia e i social forse hanno peggiorato una violenza verbale e morale che prima era relegata solo all’incontro diretto.

Così vedendo ogni giorno le stronzate che vengono scritte alle mie colleghe da uomini piccoli quanto un muone (particella subatomica) ho trovato la voglia di scrivere questo pezzo che ho in testa da tanto tempo, per condividere con voi questa riflessione.

Personalmente cerco sempre di pormi delle domande e di cercare una risposta ad esse, ma non sono mai riuscito a spiegarmi tutta questa misoginia, al contrario l’unica risposta che son riuscito a darmi è che senza le donne, il 90% di quello che sono adesso come persona, e probabilmente quello che sono tanti altri uomini non esiterebbe.

Ho ripercorso la mia breve esistenza a ritroso e con lei tutte le Donne della mia vita, figure che mi hanno formato caratterialmente e professionalmente.

Il primo pensiero va senza dubbio a mia mamma, da lei ho tratto senza dubbio il coraggio e la capacità di amare, affetta da una malformazione cardiaca dalla nascita ha accettato a 17 anni di ridurre sensibilmente la sua vita e di sopportare due interventi a cuore aperto pur di donarmi la vita.

Una ragazzina di 45 Kg che ancora minorenne ha avuto il coraggio di guardare il rischio di morire negli occhi e di affrontarlo, pur di realizzare il suo più grande desiderio.

Con lei sono stati 29 anni a tutta, perdere una donna di questo spessore lascia un vuoto non incolmabile ma incomprensibile.

Nadia, forse l’unica donna che abbia mai percepito come una seconda mamma, era fiera e indipendente, mi ha insegnato la caparbietà e la capacità di lottare senza arrendersi mai. Era una donna coraggiosa, forte e amorevole, anche lei ha dato tutto, a sua figlia, a me e a tutte le persone che la circondavano.

Nadia era umanamente un colosso, ha lottato anni contro una malattia che ne ha consumato lentamente il corpo, ma mai è stata in grado di piegarne ne lo spirito ne la mente, forse è lei uno dei pochi esempi a cui si può accostare il termine resilienza senza usarlo impropriamente.

Lorenza, la mia preparatrice, mi ha trasmesso il metodo e la volontà di lavorare per un obiettivo a testa bassa, senza cercare scuse.

Lorenza è una donna forte, si è fatta strada in un mondo spiccatamente maschilista, sicuramente un grande esempio sia per i maschietti sia per tante altre donne.

Nel mio percorso scolastico ricordo sicuramente al liceo la mia prof d’italiano, Francesca Pes, se avete piacere di leggere quello che scrivo è anche merito suo.

All’università sono state senza dubbio importanti la Professoressa Abbracchio (Farmacognosia e Farmacologia) e la Professoressa Colgiago (Patologia), due donne votate alla scienza con la capacità di rendere anche i concetti più complessi comprensibili a chiunque.

Ci sarebbero tanti altri esempi, ma il concetto di base è che quello che siamo fondamentalmente lo dobbiamo alle donne della nostra vita.

Donne che sin dalla nascita hanno sulle spalle l’onere e l’onore di dare la vita, che troppo spesso sono obbligate a scegliere tra lavoro o famiglia, e se scelgono entrambi sono obbligate a ritmi così serrati da andare ad annullarne quasi totalmente il privato.

Donne che si devono interfacciare ogni giorno con la stupidità di molti uomini, leoni da tastiera che si permettono di lanciare come sassolini commenti che sono macigni nell’animo di una donna.

Un mondo maschilista che si sbraccia in piazza per la parità dei generi, ma nel quotidiano si veste di molestie verbali, sessuali, insulti e bullismo.

E la colpa non è solo di chi si macchia di tutto questo schifo, ma anche di chi sta zitto, di chi è omertoso e non prende una posizione netta e decisa in difesa di queste vittime.

Non perché le donne siano il sesso debole e quindi abbiano bisogno di essere difese, ma perché chiunque, per quanto forte sia, soccombe se lasciato solo davanti a un esercito.

Questo scritto va soprattutto agli uomini, se guardate veramente nella vostra vita, vi renderete conto che con buona probabilità quello che siete lo dovete a una squadra di donne che si è messa al vostro servizio senza chiedervi nulla per regalarvi il vostro futuro.

Quindi avete il dovere di guardare le donne al vostro fianco e proteggerle, perché sono le stesse che formeranno i vostri figli e nipoti.

Non sono un femminista, ma sono sempre stato per l’uguaglianza, mi hanno insegnato che se sei forte devi mettere la tua forza a disposizione di chi ne ha bisogno e non usarla per prevaricarlo.

Per concludere, se vi sentite così forti, non usate le vostre energie per fischiarle da un finestrino, ma per aprirle la portiera.

Sergio Viganò (AKA Dr. STRAVAmore)

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