Vedi Napoli e poi corri: verso la Napoli City Half Marathon

Siamo nel pieno delle festività Natalizie, i sensi di colpa vengono mitigati dagli allenamenti previsti nel programma che ci porterà dritti alla Napoli City Half Marathon. Il più apprezzato di tutti è stato quello fatto il 23 dicembre lungo il Naviglio della Martesana, dove i MICS si sono ritrovati per brindare e scambiarsi gli auguri. La società dei MICS è nata proprio a Cologno Monzese e la Martesana è il luogo d’origine. Da lì siamo partiti in direzione Cassina de’ Pecchi per un totale di 13 km. E dopo la fatica un ristoro con i fiocchi a casa del coach e di Lady coach che hanno reso la mattinata davvero speciale e ricordandoci che il gruppo e l’amicizia sono più importanti della corsa stessa.

Il tronco di Natale di Daniela
La ciambella salata di Cinzia

Ecco il prezioso contributo di Gigi di questa settimana:

 “Facesse na colata e ascesse o sole!

E’ un detto molto utilizzato nello “slang” partenopeo e sta a significare: “Non me ne va bene una, mi va tutto storto”.

Infatti letteralmente  si traduce con :“Facessi un bucato e uscisse una volta il sole”… Come per dire: “Ogni volta che faccio il bucato poi piove e non posso stendere i panni”.

Tra panettoni galleggianti in creme di mascarpone e fritti di pesce imperiali c’è un dolce che a Napoli non può assolutamente mancare, un dolce che quasi non è un dolce, è una presenza. Non ha calorie, non fa male, è visto come un soprammobile, un abbellimento della tavola. Sono gli Struffoli!

Che splendida visione sono gli struffoli, ambrati, piccole palline dalla forma accattivante, con quel miele che li avvolge e i canditi a dargli un outfit di grande impatto visivo.

Sono consumati spesso in piccole quantità, e i commensali li assaggiano a fine pasto per “devozione”, per tradizione, insomma ogni scusa è buona per sgranocchiare qualche pallina e deliziarsi il palato. Posso dire con assoluta certezza che nel periodo natalizio gli struffoli “spezzeculiati” (pizzicati in piccoli assaggi) dopo un allenamento fanno bene al corpo e soprattutto alla mente.

Quindi quella che segue è la ricetta che mi ha passato mio padre, ognuno probabilmente avrà la sua, ma questa riesce sempre bene ed è ottima per chi ha voglia di stupire, magari a capodanno, i propri ospiti con uno dei piatti più tradizionali della cucina napoletana:

Ricetta Struffoli

Ingredienti

Farina 600 gr.

4 uova + 2 tuorli

6 cucchiai di zucchero

35 gr. di burro

Un bicchierino di liquore (Anice, Rum, Limoncello)

Scorza grattugiata  di mezzo limone

Mezzo cucchiaino di bicarbonato

1/2 bustina di lievito per dolci

400 gr. di miele

Cedro candito, arancia candita, confettini argentati, codette colorate, ciliegie candite

Olio di semi di archidi

Gli struffoli di Claudio

Procedimento:

Iniziamo con l’amalgamare in una terrina la farina, le uova, il burro ammorbidito, il liquore, il lievito, il bicarbonato, la scorza di limone grattugiata e lavoriamo il tutto a lungo fino ad ottenere una pasta liscia, morbida ed elastica. Ricavate dall’impasto tanti cilindri dello spessore desiderato, tagliando poi dei rettangolini della dimensione di circa un centimetro, ai quali, per un mero aspetto coreografico, potrete dare la forma di una pallina.

I rettangolini vanno ora fritti (produrranno una schiuma, è normale) tenendo presente che basta meno di un minuto per la cottura, in abbondante olio caldo, disponendoli poi su carta assorbente.

In una pentola capiente che dovrà contenere tutti gli struffoli, facciamo sciogliere a fuoco bassissimo il miele, e vi aggiungiamo gli struffoli, il cedro e l’arancia candita, amalgamando il tutto, a fuoco spento, con delicatezza. Disponiamo i nostri struffoli su un bel piatto da portata e decoriamo con le codette, con i confettini e con le ciliegie. Se nella fase della disposizione degli struffoli nel piatto, questi non avranno preso la forma voluta, aggiustateli voi con le mani, avendo cura di bagnarle per evitare di impiastrarvi con il miele e di scottarvi.

Napoli sotterranea e galleria borbonica

Per lunghi tratti della Napoli City Half Marathon, ci troveremo a correre sopra un mondo misterioso, fatto di caverne e passaggi angusti, di graffiti sulle pareti e resti di un’epoca lontana, un mondo che è stato reso fruibile al pubblico grazie all’incessante lavoro di tanti appassionati e che oggi noi possiamo ammirare in tutta la sua unicità, vivendo un’ esperienza indimenticabile. Questo posto si chiama Napoli sotterranea.

L’esistenza di Napoli sotterranea è legata alla conformazione morfologica e geologica del sottosuolo partenopeo, composto interamente da roccia tufacea. Una particolarità di Napoli è quella di essere generata dalle proprie viscere, dove i palazzi sorgono immediatamente sopra la cava che ha fornito il materiale da costruzione.

I primi scavi del sottosuolo si hanno in epoca greca, al fine di soddisfare l’esigenza di approvvigionamento idrico di Neapolis, e per recuperare materiale necessario per edificare i palazzi della città che si andava espandendo. Nei secoli successivi venne creato un vero e proprio acquedotto sotterraneo, con cisterne e cunicoli, che permetteva di raccogliere e distribuire l’acqua potabile.

Determinanti furono una serie di editti emanati alla fine del 1.500, per contrastare la crescita incontrollata della città, che prevedevano il divieto di introdurvi materiali da costruzione. I cittadini, al fine di evitare sanzioni, pensarono bene di soddisfare le proprie esigenze ricavando detto materiale dal sottosuolo ampliando le cisterne destinate in passato alla raccolta delle acque, e ricavandone di nuove.

Nel corso della  seconda guerra mondiale, quando Napoli venne deturpata da circa duecento bombardamenti, le cavità della città divennero prezioso alleato per dare alla popolazione inerme un rifugio sicuro; vennero allestiti circa 600 indirizzi che portavano direttamente al sottosuolo e ai ricoveri in grotta.

Qui, in quei momenti tragici, i napoletani passarono le loro giornate, incidendo sui muri le loro emozioni, che oggi ci permettono di rivivere le sensazioni di chi in quei luoghi trovò rifugio. Il visitatore potrà inoltre ammirare cimeli di guerra e un gran numero di veicoli poiché, alla fine del conflitto mondiale, il sottosuolo venne anche utilizzato come discarica per le macerie derivanti dai bombardamenti, quasi come a voler nascondere e dimenticare per sempre quel momento di sofferenza.

Per una visita guidate nel sottosuolo, si va sotto i Quartieri Spagnoli, in vico S. Anna di Palazzo 52, mentre per visitare il Tunnel Borbonico ci sono due ingressi, uno da Vico del Grottone civ. 4, nei pressi di Piazza Plebiscito e un altro dal parcheggio Morelli in Via Morelli.

Luigi Ruscetta

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *